Se l’eccellenza si trova in periferia
Il Dipartimento di Neurochirurgia “Gianpaolo Cantore” dell’IRCCS Neuromed di Pozzilli
Quella dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli è una Neurochirurgia che ha raccolto una vera e propria scommessa: realizzare l’eccellenza clinica in un piccolo paese, in un territorio lontano dai grandi centri. “Una scommessa rischiosa su due fronti – dice il professor Vincenzo Esposito, che assieme al dottor Gualtiero Innocenzi coordina la Neurochirurgia Neuromed – Da un lato ci sono i pazienti, dall’altro i medici che verranno a lavorare con noi. In entrambi i casi c’è da guadagnare la loro fiducia, convincerli, lavorare duramente per dimostrare che un posto “piccolo” come Pozzilli può competere ad armi pari con le altre strutture, nazionali o internazionali. E che può essere un luogo dove si fanno cose che altrove sono difficili da portare avanti”.
La ricetta è prima di tutto nelle stesse parole di Esposito: un duro lavoro. Che però al Neuromed ha poggiato le basi su una grande tradizione e sul prestigio del professor Gianpaolo Cantore, recentemente scomparso, che per tanti anni ha diretto il Dipartimento di Neuroscienze oggi a lui intitolato. “Il nostro – dice Innocenzi – è un gruppo che nasce dalla stessa scuola dell’Università La Sapienza, quella del professor Beniamino Guidetti prima e di Cantore poi. Il risultato è che tutti noi, anche i giovani medici che si sono formati direttamente qui a Pozzilli, parliamo la stessa lingua, abbiamo un affiatamento che viene dall’aver condiviso tutto. E questo è un elemento che dà sicurezza”.
E’ proprio l’affiatamento, il concetto di squadra, quello che la Neurochirurgia Neuromed presenta come uno dei suoi principali biglietti da visita. Il lavoro del singolo, la geniale “superstar” del passato, non basta più. Nella medicina moderna è sempre l’equipe a fare la differenza. “Operare un paziente – commenta Esposito – non è un lavoro che il neurochirurgo compie da solo, con gli altri magari nel ruolo di comprimari. C’è un intero gruppo, composto da figure professionali molto diverse ma che devono agire nella massima armonia. E proprio qui al Neuromed ci sono le condizioni ottimali affinché questo avvenga. In un posto piccolo le comunicazioni sono estremamente facilitate, e persone appartenenti a specialità diverse si trovano ad avere un rapporto intenso e continuo. Noi, ad esempio, facciamo molte riunioni interdisciplinari, perché è proprio dalla diversità che arrivano idee nuove. E non dimentichiamo un altro fattore: essere in un gruppo così compatto significa avere un forte stimolo a fare sempre meglio. Tutti vogliono rimanere al livello degli altri, e la condivisione completa delle informazioni fa sì che vi sia un controllo costante della qualità del lavoro. Se ci si controlla a vicenda, le possibilità di commettere errori diminuiscono drasticamente. I pazienti, secondo me, percepiscono subito queste caratteristiche. Le avvertono al primo contatto con la nostra equipe”.
Abbracciando tutti i campi neurochirurgici, sia a livello del cervello che del midollo spinale e del sistema nervoso periferico, la Neurochirurgia del Neuromed può vantare numeri di tutto rispetto: attorno a duemila interventi all’anno, nei quali va considerata una casistica di estrema precisione e difficoltà. “Abbiamo un volume di attività tra i più importanti d’Italia – sottolinea Innocenzi – anche in termini di complessità e qualità degli interventi. E questo ci pone sicuramente tra gli istituti più importanti oggi nel nostro Paese. Trattiamo infatti un gran numero di patologie complesse: i tumori cerebrali e spinali, le patologie degenerative della colonna (soprattutto per quanto riguarda la stabilizzazione vertebrale) e le patologie neurovascolari come gli aneurismi complessi ed i cavernomi del tronco encefalico. Un grande lavoro, inoltre viene svolto nel trattamento chirurgico delle epilessie farmaco-resistenti e del morbo di Parkinson”.
Questo grande numero di interventi viene supportato da una struttura molto attenta sia al benessere dei pazienti che all’innovazione tecnologica, due campi fondamentali per chi deve affrontare un percorso difficile come quello delle patologie di interesse neurochirurgico. L’accoglienza rappresenta il primo contatto, ed è per questo che il Neuromed offre solo stanze a due letti con bagno in camera e con un alto livello di confort. E poi inizia il percorso terapeutico vero e proprio. “La nostra impostazione – continua Innocenzi – è di ridurre al massimo la degenza, un periodo di disagio e forte stress per i pazienti. In genere, grazie ad un attento lavoro di preospedalizzazione, il malato viene operato entro uno-due giorni dal ricovero”. E quando è il momento dell’intervento, scende in campo una struttura completa, al cui centro vi sono tre sale specificamente attrezzate per la neurochirurgia, che diventeranno cinque entro la fine del 2015. Ma è un’intera costellazione di equipaggiamenti e professionisti quella che entra in scena. A cominciare dalla neuroradiologia, che fornisce un sistema di diagnostica per immagini molto avanzato e in costante contatto con le sale operatorie, oltre ad eseguire trattamenti con tecniche endovascolari di particolari patologie dell’encefalo e del midollo. Poi la neurofisiologia, che permette il monitoraggio continuo del paziente in modo da conoscere con precisione le funzioni delle zone cerebrali sulle quali si vuole intervenire. In questo modo i neurochirurghi sanno sempre, in tempo reale, cosa possono fare in un determinato punto, e fin dove possono spingersi.
“Questa struttura così complessa – commenta Innocenzi – ci permette di intervenire su tutte le patologie cerebrali e spinali. E non dimentichiamo che i nostri pazienti vengono tutti seguiti in terapia intensiva dopo l’intervento. Infine, se c’è bisogno di riabilitazione, anche questa è parte integrante del nostro processo terapeutico”.
Osservando la neurochirurgia in funzione, e sapendo che qui una giornata fatta di dieci ore di lavoro è piuttosto normale, verrà da chiedersi a molti che tipo di persone si dedicano a questo impegno indubbiamente molto duro. “Dobbiamo prima di tutto pensare – dice Esposito – che questo è un campo in cui l’apprendistato dura molto, e potremmo dire che non finisce mai. Le innovazioni sono continue, e bisogna essere sempre al passo. Metà degli interventi che si fanno qui, soprattutto quelli sulla colonna vertebrale, sono eseguiti con tecniche che cinque o sei anni fa non esistevano. Certo, è molto impegnativo, ma è soprattutto una passione. Personalmente non ho mai pensato di fare altro nella vita”.
“Le persone che sono qui, e quelle che verranno – è il commento di Innocenzi – sono disposte al sacrificio e all’impegno. E hanno molta voglia di imparare costantemente. Quella del “genio” è una visione del passato. Ci vuole dedizione e lavoro. Le buone idee le hanno in tanti, ma quello che conta è applicarle, e lavorare duramente per questo”.