Il conteggio delle piastrine del sangue migliora la capacità di prevedere il rischio di morte

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Il team del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione

Il team del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione

Probabilmente nessuno si sottrae all’antico rito di dare una occhiata veloce a quelle carte appena ritirate dal laboratorio di analisi. La ricerca degli asterischi che indicano qualcosa di anormale la si potrebbe definire istintiva. E tutto si basa sui cosiddetti valori di riferimento, che fissano i limiti minimi e massimi dei vari componenti del sangue.

Per uno di questi componenti, le piastrine, cellule fondamentali per i processi di coagulazione sanguigna, quei numeri di riferimento potrebbero non essere adeguati nel valutare con precisione il rischio di malattia. Il numero delle piastrine, infatti, è fortemente influenzato dall’età e dal sesso. Una ricerca del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli (IS), pubblicata in forma di lettera su Blood, la rivista scientifica dell’ American Society of Hematology, evidenzia ora come sia necessario adottare nuovi riferimenti, che tengano conto proprio di questa variabilità. In questo modo si riescono a individuare con maggiore precisione le persone che abbiano un più elevato rischio di morte.

La ricerca ha coinvolto oltre 24.000 cittadini del Molise inclusi nello studio epidemiologico Moli-sani. Al momento del loro arruolamento, tra i vari esami effettuati, tutti erano stati sottoposti ad analisi completa del sangue. Successivamente sono stati seguiti per un periodo medio di tempo di sette anni e mezzo. “Nei partecipanti allo studio – spiega Marialaura Bonaccio, prima firmataria del rapporto scientifico – abbiamo messo a confronto la classificazione standard dei valori di riferimento delle piastrine (minimo 150.000 e massimo 400.000), che sono uguali per tutti, con nuovi valori che tengono  conto anche dell’età e del sesso delle persone. Insomma, abbiamo creato una classificazione più personalizzata”.

I nuovi valori utilizzati derivano da un precedente lavoro scientifico al quale avevano partecipato gli stessi ricercatori Neuromed, in collaborazione con altri centri italiani. “Con quella nuova classificazione – continua la ricercatrice molisana, che usufruisce di una borsa della Fondazione Umberto Veronesi – le persone considerate piastrinopeniche, cioè con un numero troppo basso di piastrine, sono passate dal 2,9% all’1,8%”.

Osservando nel tempo i partecipanti al Moli-sani, i ricercatori hanno quindi potuto constatare come il rischio di morte, per qualsiasi causa, era effettivamente aumentato in questa categoria. “Il gruppo di persone con basso numero di piastrine individuato da questi nuovi valori di riferimento – dice Licia Iacoviello, responsabile dello studio Moli-sani – è risultato avere un rischio di morte più alto rispetto a coloro che sarebbero stati considerati  piastrinopenici secondo la vecchia classificazione, ma che non lo sono secondo i nuovi valori”.

“In pratica – commenta Giovanni de Gaetano, Direttore del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’IRCCS Neuromed – l’utilizzo della nuova scala personalizzata di riferimento per le piastrine permette di ridurre il numero di persone considerate ad alto rischio, identificandole con maggiore precisione. Ciò significa concentrare meglio gli interventi di prevenzione, senza coinvolgere individui che non ne hanno bisogno. Attualmente abbiamo potuto valutare solo il rischio generale di morte. Ma in futuro, con un tempo di osservazione più lungo dei nostri partecipanti, saremo in grado di individuare le singole patologie responsabili di questo rischio”.


Bonaccio Marialaura, Augusto Di Castelnuovo, Simona Costanzo, Amalia De Curtis, Maria Benedetta Donati, Chiara Cerletti, Giovanni de Gaetano, and Licia Iacoviello. “Age-sex specific ranges of platelet count and all-cause mortality: prospective findings from the MOLI-SANI study.” Blood (2016).

 

http://www.bloodjournal.org/content/early/2016/02/10/blood-2016-01-692814