Ecstasy: la droga che uccide i ragazzi non tossicodipendenti
Morte per ecstasy: un intervento dei ricercatori dell’I.R.C.C.S Neuromed
Come ogni estate, quest’anno particolarmente torrida, i ragazzi vanno in vacanza per godersi il meritato riposo e divertirsi con spensieratezza, lasciandosi dietro tutti i problemi quotidiani. Purtroppo in alcuni casi una piacevole e rilassante serata trascorsa in discoteca può trasformarsi in tragedia. La compagnia sbagliata, la trasgressione dalla vita quotidiana, la superficialità nella decisione di assumere una pastiglia per “sballarsi”, e spesso la mancanza di informazione portano a scelte dalle conseguenze drammatiche. Il semplice gesto di assumere una pastiglia di ecstasy continua purtroppo ad uccidere i ragazzi. L’ecstasy è una droga d’abuso che può provocare la morte anche dopo l’assunzione di una sola dose, sotto forma di un’accattivante pastiglia. Questo può succedere anche in ragazzi che non hanno mai fatto uso od abuso di qualsiasi sostanza stupefacente. In passato le compresse vendute come ecstasy erano di scarsa qualità ed adulterate, oggi il suo principio attivo, la 3,4-metilendiossimetamfetamina (MDMA), sotto forma di cristalli e in polvere dall’elevata purezza, viene anche assunto per inalazione. L’introduzione di MDMA ad alta purezza sembra una strategia deliberata per differenziare questa forma di MDMA e renderla più allettante per i consumatori. Inoltre stanno comparendo sul mercato compresse ad alto dosaggio con forme e loghi particolari. Lo scorso anno, l’EMCDDA (Osservatorio Europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze) e l’Europol hanno lanciato un allarme per denunciare i rischi sanitari legati al consumo di MDMA ad altissima purezza. Un nuovo allarme è stato anche lanciato per quanto riguarda l’immissione sul mercato di alcune compresse, spacciate sempre come ecstasy, che invece contengono la para-metossimetamfetamina (PMMA), le cui caratteristiche farmacologiche la rendono particolarmente preoccupante dal punto di vista della salute pubblica.
I giovani che usualmente assumono l’ecstasy in discoteca possono morire per una sindrome gravissima, chiamata sindrome serotoninergica, che può comparire da 15 minuti a 6 ore dopo l’assunzione. Questa sindrome causa ipertermia, con conseguente disidratazione, collasso cardiocircolatorio, insufficienza renale, necrosi epatica e morte. La morte può anche avvenire da 60 a 90 minuti dopo l’assunzione per disturbi cardiovascolari quali infarto del miocardio, aritmie ed edema polmonare. La tossicità da ecstasy viene amplificata in situazioni di sovraffollamento, elevata temperatura ambientale, musica ad alto volume, aumento del consumo energetico (ballare), disidratazione (per marcata sudorazione), e assunzione di alcol o di altre droghe di tipo amfetaminico. L’ecstasy induce anche deficit cognitivi con alterazioni permanenti o solo parzialmente reversibili dei processi di apprendimento e memoria ed è associata a gravi eventi avversi neurologici e psichiatrici. L’uso induce deficit di apprendimento e memoria, deficit nella funzione esecutiva, perdita del controllo degli impulsi, attacchi di panico, ideazione paranoica ricorrente, allucinazioni, depersonalizzazione, sintomi psicotici e depressione (con idee di suicidio).
Studi recenti condotti dai ricercatori dell’Istituto Neuromed coordinati dal Prof. Ferdinando Nicoletti (docente di Farmacologia alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università “Sapienza” di Roma) hanno dimostrato alcuni meccanismi molecolari che portano alla comparsa dei disturbi cognitivi indotti dall’ecstasy. L’ecstasy, somministrata nei topi, induce nell’ippocampo, area cerebrale coinvolta nella memoria, alterazioni dei processi di apprendimento e memoria. Queste modificazioni sono simili a quelle presenti nel cervello dei soggetti affetti da malattia di Alzheimer che vanno incontro ad un progressivo ed inesorabile deterioramento delle funzioni cognitive e della memoria.
Inoltre, l’esposizione a condizioni di stress multifattoriali rappresentata da fattori ambientali che ricalcano le condizioni di un “rave party” inducono nei topi alterazioni comportamentali e neurochimiche simili a quelle che si riscontrano dopo l’assunzione di ecstasy. Ad essere colpita, in particolare, è la proteina Tau, un componente critico della struttura cellulare dei neuroni e gli effetti, come nel caso dell’ecstasy, sono a carico dell’ippocampo. Ed ancora una volta, sono caratteristiche simili a quelle che si riscontrano nella malattia di Alzheimer. Quindi l’esposizione a stimoli ambientali stressanti causa alterazioni in aree cerebrali coinvolte nelle funzioni cognitive. Se a questo si aggiunge l’abuso di droghe ed alcool che si riscontra in alcuni contesti, il rischio di danni cerebrali potrebbe raggiungere livelli preoccupanti. Ci troviamo di fronte ad alterazioni che possono influenzare pesantemente la vita dei giovani e delle quali spesso non hanno coscienza.
Quindi chi usa l’ecstasy, assumendo anche una sola pastiglia, gioca alla roulette russa con la propria vita e potrebbe cambiare drammaticamente il proprio destino e la vita delle persone vicine.
Giuseppe Battaglia*, Carla Busceti*, Valeria Bruno**
*Laboratorio di Neurofarmacologia, Dipartimento di Patologia Molecolare, I.R.C.C.S. Neuromed
**Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia, Università Sapienza di Roma; Laboratorio di Neurobiologia Cellulare e Molecolare, I.R.C.C.S. Neuromed