Chi segue oggi la Dieta Mediterranea in Italia?

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Meno pesce, meno olio d’oliva, meno frutta e persino meno pasta. È tutto al negativo il trend che scandisce la spesa degli italiani in questi ultimi anni (Ref. bibl. 1 – Tabella 1). Alla sbarra, ormai, un solo imputato, la crisi economica. Che non solo fa registrare i dati di disoccupazione più sbalorditivi degli ultimi decenni, mettendo a dura prova nervi e famiglie, ma fa anche crescere pericolosamente il girovita degli italiani. Sì, perché quando il portafoglio si assottiglia, ad aumentare sono i buchi della cintura, al contrario di quanto si possa credere.

Dati recenti, raccolti in Molise su circa venticinquemila persone adulte, hanno infatti mostrato che un basso reddito costringe le persone a tagliare considerevolmente la qualità della spesa alimentare, probabilmente spingendole verso cibi di scarso valore nutrizionale e dubbia provenienza (Ref. bibl. 2). Il che significa aumento di obesità, uno dei fattori di rischio principali per malattie cardiovascolari e tumorali.

Non che l’Italia negli ultimi anni se la passasse molto bene in fatto di forma fisica, ma la crisi economica rischia davvero di dare il colpo di grazia ad una nazione severamente provata da politiche ispirate alla ristrettezza più ortodossa.

E se sulla tavola non c’è più posto per gli alimenti cardine della dieta mediterranea, tutti (pasta compresa) in pauroso ribasso, l’unica a rimetterci seriamente è la salute. Il modello alimentare che ci ha resi, insieme ad altri Paesi come la Grecia e la Spagna, quasi immuni dagli attacchi delle più temibili malattie del nostro secolo, sta di fatto soccombendo sotto il peso di uno stile di vita non più sopportabile.

Con principi alimentari ispirati alla scelleratezza anglosassone, il destino dei popoli mediterranei sembra ormai segnato. Il glorioso sud Italia, lo stesso in cui Ancel Keys formalizzò la salubrità del regime alimentare mediterraneo, frana sotto una montagna di grasso: la Campania e il Molise si contendono il primo posto di regione più grassa d’Italia, sia per quanto riguarda gli adulti che i bambini. A pagare il prezzo più alto sono le fasce più deboli, quelle che, oltre ad aver perso il lavoro, devono pagare l’affitto e si dissanguano per un pieno di benzina, adesso devono anche svuotare il carrello della spesa. I primi ad andarsene dal carrello sono proprio i cibi di qualità, i pilastri del modello mediterraneo. In aumento invece solo la spesa low cost.

Se fino a qualche tempo fa la dieta Mediterranea era la dieta dei poveri, ora rischia di diventare (solo) l’alimentazione dei benestanti.

Un quadro recente della situazione è stato tracciato proprio in Molise, con l’obiettivo di capire chi realmente segua la dieta mediterranea. Senza alcuna sorpresa, gli unici a mantenere ancora vivo il ricordo del modello mediterraneo sono solo gli anziani (Ref. bibl. 3). Tanto per farsi un’idea di quanto ci stiamo allontanando da questo modo di mangiare (e di vivere), basta fare un salto nel tempo di circa cinquant’anni e catapultarsi in Cilento o in Calabria. Negli anni ’60 in queste regioni del Sud Italia, l’adesione minima alla dieta mediterranea equivaleva a quella massima riscontrata in Molise nel 2009 (Ref. bibl. 3, Tabella 2).

Ma come si fa a distinguere chi segue la dieta mediterranea da chi invece adotta altri stili alimentari? La ricerca epidemiologica utilizza dei punteggi (score in inglese) che vengono assegnati a determinati cibi (positivi se salutari, negativi se invece gli alimenti non sono ritenuti benefici per la salute) che in qualche modo si sono rivelati protettivi o nocivi per la salute. Il più popolare è quello messo a punto da un gruppo di ricercatori greci guidati da Antonia Trichopoulou (Ref. bibl. 4; Tabella 3). In questo modo si ha la possibilità di identificare e quindi studiare gruppi specifici che aderiscono a vari livelli a questo modello alimentare.


Tabella 1. La spending review del carrello degli italiani secondo i dati della Coldiretti (Maggio 2014 rispetto a Maggio 2013).

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Tabella 2. Adesione alla dieta mediterranea nelle popolazioni di Pollica (Campania), Nicotera (Calabria) e del Molise (Progetto Moli-sani) (elaborazione grafica di dati riportati nella referenza 3). Sia gli uomini che le donne, partecipanti al progetto Moli-sani, che aderiscono maggiormente alla Dieta mediterranea, totalizzano un punteggio paragonabile al punteggio minimo registrato negli studi effettuati sia a Pollica che a Nicotera negli anni ’60. Ad es., gli uomini Moli-sani più aderenti alla Dieta mediterranea raggiungono un punteggio medio di 5.4, molto simile a quello raggiunto dagli uomini di Nicotera meno aderenti o quelli di Pollica mediamente aderenti alla Dieta. I dati riflettono il declino di questo modello alimentare nella cultura italiana degli ultimi cinquant’anni, per lo meno per quanto riguarda le regioni dell’Italia Centro-Meridionale.

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Tabella 3. Gruppi di alimenti inseriti nello score Mediterraneo elaborato da Trichopoulou (elaborazione grafica di dati riportati nella referenza 4). Il consumo di alimenti salutari superiore alla media della popolazione viene quantificato con l’assegna-zione o la penalizzazione di un punto, a seconda che si tratti di alimenti considerati salutari o dannosi; in pratica, più alto è il punteggio totale, maggiore è l’adesione alla dieta mediterranea. Nello studio Moli-sani l’adesione media al modello mediterraneo è di 4 punti circa. Per quanto riguarda l’alcol, lo score greco considera positivo solo il consumo moderato; le donne e gli uomini che consumano rispettivamente dai 5 ai 25 grammi o dai 10 ai 50 grammi al giorno di alcol ricevono un punto, mentre ad altre quantità di consumo non è assegnato alcun punteggio.trichopoulou


Referenze bibliografiche

  1. http://www.coldiretti.it/News/Pagine/338–%E2%80%93-17–Maggio -2014.aspx
  2. Bonaccio M. et al, Low income is associated with poor adherence to a Mediterranean diet and a higher prevalence of obesity: cross-sectional results from the Moli-sani study, BMJ Open, 2012 Nov 19; 2 (6).
  3. Di Giuseppe R. et al, Adherence to Mediterranean diet and anthropometric and metabolic parameters in an observational study in the ‘Alto Molise’ region: the Moli-sal project. Nutr Metab Cardiovasc Dis, 2008; 18: 415-421.
  4. Trichopoulou A. et al, Adherence to a Mediterranean diet and survival in a Greek population N Engl J Med,2003; 348: 2599-2608.