Come è nato il concetto di Dieta Mediterranea?
Il concetto di “dieta mediterranea” è stato ideato e valorizzato da Ancel Keys, un famoso studioso americano molto interessato alla diffusione e alla patogenesi dell’infarto del miocardio. Della sua biografia va ricordato che risultò primo al test Stanford di intelligenza per diciottenni americani; che fu allievo di due Nobel, Krogh a Copenaghen e Szent-Gyorgy a Cambridge; che nel 1935 guidò un a famosa spedizione scientifica sulle Ande, con fondamentali osservazioni sulla curva di dissociazione dell’emoglobina; che nel 1937 fu chiamato dall’Università del Minnesota per realizzare e dirigere un Istituto di Ricerca, che denominò di “Physiological Hygiene” e che ha diretto per 38 anni fino al suo pensionamento nel 1975; che nel 1950 ha pubblicato due preziosissimi volumi sugli aspetti metabolici e psicologici della fame nell’uomo; che nel 1961 Time Magazine gli ha dedicato una famosa copertina.
Egli giunse a Napoli nel 1952 e si recò poi nel Cilento dove fu conquistato dal clima, dalla bellezza del paesaggio e dagli alimenti abitualmente lì consumati. La visita a Napoli avvenne su consiglio del prof. Gino Bergami, cattedratico di fisiologia, che gli aveva riferito, in un occasionale incontro alla FAO, che l’infarto miocardico era allora assai raro a Napoli. Keys ritornò a Napoli nel 1954 con P.D. White, famoso cardiologo di Boston e padre della cardiologia moderna. Fu in questa occasione che ebbi modo di conoscere personalmente i due eminenti Americani in quanto fui incaricato di accompagnarli nelle corsie di Medicina del Policlinico, dove vollero controllare le cartelle cliniche dei vari degenti, alla ricerca di casi di infarto miocardico. Grande fu la sorpresa dei due illustri visitatori quando si resero conto che nessun caso di cardiopatia ischemica era ricoverato a Napoli a differenza di quanto si verificava negli USA, dove un gran numero di infartuati era degente in ospedale. Ben presto entrambi si convinsero che il modo di alimentarsi, a quel tempo, nel meridione d’Italia era ideale per evitare le malattie coronariche. Queste erano infatti assai rare qui da noi, mentre, gli italiani emigrati negli USA già subito dopo la 2a guerra mondiale, avevano sorprendentemente una frequenza ben più elevata, pari a quella riscontrata proprio tra gli americani. Il glorioso Istituto di Fisiologia di Napoli, nel bel chiostro di S.Andrea delle Dame, divenne in quegli anni per Ancel Keys una base operativa strategica ed importante, non solo perché allora si arrivava facilmente dall’America a Napoli via mare, ma soprattutto perché il prof. Bergami ed il suo aiuto prof. Flaminio Fidanza si resero assai disponibili per una intensa e proficua collaborazione scientifica. Furono così esaminate varie categorie di Napoletani, dai più ai meno abbienti. Si vide subito, fra l’altro, una significativa differenza nei valori medi della colesterolemia, più elevata tra i Rotariani e i dirigenti di Banca; bassa tra gli scalpellini, gli uscieri e gli scaricatori del porto, in parallelo al tipo di alimentazione abituale evidentemente più ricca in grassi nelle categorie più agiate.
Keys organizzò proprio a Napoli nel 1954 un incontro di studiosi provenienti da varie parti del mondo, per discutere e progettare una ricerca epidemiologica multicentrica finalizzata a dimostrare scientificamente la sua ipotesi sulle cause nutrizionali e metaboliche dell’infarto miocardico nell’uomo. Ebbe così inizio l’ormai famoso Seven Countries Study. Keys decise infatti di esaminare e confrontare campioni di sette popolazioni diverse per localizzazione geografica, abitudini alimentari e frequenza di malattie coronariche: USA, Finlandia, Paesi Bassi, Italia, Yugoslavia, Grecia e il lontano Giappone. Si organizzò, nell’autunno del 1957, uno studio pilota a Nicotera, cittadina della Calabria, dove fui coinvolto in un team internazionale diretto da Ancel Keys con la consulenza di P.D. White e N. Kimura, il più noto cardiologo giapponese dell’epoca. Furono invitati, per una visita medica, un esame elettrocardiografico ed un prelievo di sangue, tutti gli uomini, tra i 40 e i 59 anni, iscritti nelle liste elettorali del Comune di Nicotera. In un sottogruppo furono anche raccolte le varie vivande consumate da singole persone, in un’intera settimana, per l’analisi degli alimenti consumati abitualmente: la prima analisi chimica della dieta mediterranea. L’esperimento epidemiologico riuscì alla perfezione: in poco più di un mese, furono esaminate oltre il 95 % delle persone invitate, con la conferma, a quel tempo, nel nostro meridione, della rarità delle malattie coronariche, di una colesterolemia media di circa 150 mg/dl e del basso consumo abituale di grassi saturi. Si poteva dunque partire con il confronto internazionale, applicando, nei sette Paesi prescelti, gli stessi metodi d’indagine già messi alla prova e ripetendoli poi ogni cinque anni.
I risultati definitivi sono stati pubblicati in un’ampia e ben documentata monografia nel 1980. Keys poteva ora offrire alla comunità scientifica e al mondo intero una prova convincente della sua originale ipotesi lipidica dell’infarto miocardico. Stati Uniti, Paesi Bassi e soprattutto Finlandia, con la più alta mortalità coronarica in dieci anni di osservazione, risultarono avere i più alti consumi alimentari di grassi saturi e la colesterolemia più elevata. I Paesi esaminati nell’area mediterranea mostrarono più bassa mortalità coronarica, bassi consumi di grassi saturi e colesterolemia media al di sotto dei 200 mg/dl. In Giappone i campioni di popolazione esaminati mostrarono i valori più bassi di mortalità coronarica, di consumo di grassi saturi e di colesterolemia.
Ma tantissimi altri studi e ricerche in ogni parte del mondo hanno ampliato e confermato la teoria nutrizionale e metabolica dell’aterosclerosi coronarica ideata e promossa da Keys. L’appello a uno stile di vita sano e salutare si sente sempre più spesso al giorno d’oggi per il dilagare nel mondo intero del sovrappeso e dell’obesità e della conseguente maggior frequenza di diabete, ipertensione e cardiopatie. E anche a questo proposito Keys è stato un antesignano con il famoso libro scritto in collaborazione con la moglie Margaret “Eat well and stay well”, best seller nel 1959, e la sua riedizione del 1975 “Eat well and stay well, the mediterranean way”, in cui si fa l’elogio della dieta mediterranea, giustamente considerata non solo e senza alcun dubbio la più gustosa ma anche la più utile per combattere i fattori di rischio coronarici. Di questo libro un intero capitolo, intitolato “The Mediterranean World”, descrive le bellezze e le tradizioni culturali dell’Italia, della Grecia e delle regioni costiere mediterranee di Francia e Spagna. In particolare sono descritti gli alimenti più comuni e tradizionali della dieta mediterranea, dagli ortaggi agli agrumi e a ogni altro tipo di frutta che peraltro Keys coltivava e raccoglieva nel suo orto ben curato e rigoglioso, attiguo alla sua dimora nel Cilento. Una particolare descrizione è riservata all’olio di oliva, alla sua storia millenaria, alle sue preziose proprietà salutari legate al monoinsaturo acido oleico e al prezioso contenuto di principi antiossidanti. Ben diverso il consumo di burro minimo o assente nella dieta mediterranea. Una descrizione a parte è riservata ai legumi, all’aglio e alle cipolle, all’ottimo pomodoro, al buon pane italiano e alla pasta, preparata in vario modo e sempre preferita dai coniugi Keys. C’è in questo capitolo anche un chiaro riferimento alle pietanze prevalentemente proteiche. La carne in Italia secondo Keys conteneva meno grassi saturi di quella degli Stati Uniti e veniva – al tempo delle sue osservazioni – consumata solo poche volte alla settimana, mentre frequente e variato era il consumo settimanale di prodotti della pesca. Non mancano riferimenti al buon vino a tavola e al dessert che in Italia in particolare, a differenza degli USA, è una buona porzione di frutta fresca. Una trattazione, come si vede, autorevole e particolareggiata della dieta mediterranea fatta da Ancel e Margaret Keys circa quaranta anni fa e ancora valida ed attuale. Si può ben dire che del Mediterraneo, del suo clima e delle sue abitudini di vita Keys è stato veramente innamorato tanto da vivere a lungo a Pioppi, nel Cilento, con la moglie Margaret (la sua più cara collaboratrice al computer, in laboratorio ed in cucina) nella loro bella casa sul mare, in vista di capo Palinuro. È in questa serena atmosfera, allietata periodicamente dalla visita di colleghi provenienti da ogni parte del mondo, che Ancel Keys esplora i ridenti dintorni cilentani e le rinomate aree archeologiche, da Paestum fino a Velia, di cui diventa un vero esperto ammiratore. Nel prolungato soggiorno a Pioppi, interrotto da periodici rientri negli USA, Ancel Keys fu ancora scientificamente produttivo, con la costante revisione dei risultati delle sue ricerche e con pubblicazioni scritte fino ad oltre 90 anni di età. I coniugi Keys sono stati entrambi longevi: Ancel è vissuto 101 e Margaret 97 anni, una prova , a mio avviso, della efficace salvaguardia sulla salute della dieta mediterranea che entrambi hanno per primi valorizzato e seguito per buona parte della loro vita.
Mario Mancini, Professore emerito di Clinica Medica,
Università Federico II, Napoli.
Collaboratore di Ancel Keys, “scopritore” della dieta mediterranea.
Referenze bibliografiche
- Ancel and Margaret Keys, How to eat well and stay well – the mediterranean way, Doubleday Company, Inc., Garden City, New York, 1975
- Ancel Keys, Adventures of a Medical Scientist. Sixty Years of Research in Thirteen Countries, Crown Printing, Inc., 1999
- Elisabetta Moro, La dieta mediterranea. Mito e storia di uno stile di vita, Il Mulino-Saggi, 2014