Prefazione

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Malattie cardiovascolari e tumori rappresentano i due big killer del mondo occidentale e oltre il 60 percento delle morti è attribuibile a queste due principali patologie croniche. La buona notizia è che entrambe hanno un’origine anche ambientale, strettamente dipendente dai nostri stili di vita, oltre che da una componente genetica e individuale. Fumo, attività fisica e alimentazione concorrono al loro sviluppo in una combinazione che la scienza sta indagando da tempo. Da un punto di vista tecnico, le malattie cardiovascolari e i tumori rientrano nella definizione di malattie non trasmissibili, sebbene le dimensioni da epidemia che hanno assunto negli ultimi anni spingerebbero a trattarle alla stregua di quelle trasmissibili. L’obesità, per dirne una, non si trasmette con uno starnuto o una stretta di mano, certo. Ma non per questo resta confinata, anzi. Si diffonde, prende piede e, cosa più pericolosa, rischia di diventare la normalità.

L’insorgenza delle principali patologie croniche degenerative è fortemente legata alla rottura di un delicato equilibrio tra ambiente e genetica e la prevenzione è l’unica arma a nostra disposizione per provare a contrastarle. Oltre a stare alla larga dal fumo, sempre e in ogni misura, il nostro campo d’azione si allarga principalmente all’esercizio fisico e ad una corretta alimentazione. E un’altra buona notizia è che queste misure servono a prevenire sia le malattie cardiovascolari che i tumori, seppure con alcune diversità. Sì, perché negli ultimi anni la ricerca si è concentrata sullo studio delle origini comuni di queste due patologie, scoprendo che entrambe condividono un terreno comune (in inglese common soil), fattori di rischio o protezione che in qualche modo ne favoriscono o ne frenano lo sviluppo. Basti pensare al fumo di sigaretta, deleterio non solo per il cuore ma anche per i polmoni. Così, anche l’attività fisica moderata e regolare è stata associata alla protezione per entrambe le patologie.

Due alberi che nascono e crescono in uno stesso giardino, in pratica, che a sua volta può rappresentare una condizione fertile e propizia anche per altre malattie, come quelle neurodegenerative, Alzheimer e Parkinson su tutte, che in qualche modo ne condividono benefici o svantaggi. La buona alimentazione, in questo senso, sembra giocare un ruolo principale nella protezione dalle principali malattie croniche degenerative. Ovviamente non stiamo parlando di cura diretta; i sani comportamenti, alimentazione inclusa, aiutano a prevenire l’insorgenza delle malattie, non a sanarle.

Ed è proprio qui che la dieta mediterranea si conquista il titolo indiscusso di scudo salvavita. Per quanto ci si provi, nessun tipo di dieta regge il confronto con il modello mediterraneo. Che la si chiami Prudent (prudente) o fruits and vegetables (frutta e verdura), il prototipo da cui americani e colleghi prendono ispirazione è senza dubbio quello mediterraneo.

Quello che troppo spesso non si dice è che la dieta mediterranea è fondamentalmente un modo di vivere. Non basta mangiare cibi sani, bisogna anche farlo in un certo modo. Pasti regolari da condividere in un clima conviviale: sembra questo il segreto di lunga vita dei popoli mediterranei. È evidente che i ritmi della vita moderna remano contro questo modo di vivere. È sempre più difficile rientrare per il pranzo e a cena spesso si è troppo stanchi per mettersi ai fornelli. Ma è uno sforzo che dobbiamo fare se non vogliamo che il patrimonio di salute che abbiamo ereditato finisca per dissiparsi.

La dieta mediterranea ci offre le risposte, bisogna solo fare le domande giuste.

 

Pozzilli, gennaio 2015

Marialaura Bonaccio e Giovanni de Gaetano

Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione