Quali sono gli altri modelli alimentari e qual è il loro effetto sulla salute?

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Dieta mediterranea contro Western Diet, ossia la dieta amata dall’Occidente, quella che dalla sua ha un’arma invincibile: la pubblicità. E pure la velocità, siamo onesti.

Conosciuta anche come Standard American Diet, la dieta occidentale attira da tempo le critiche della comunità scientifica internazionale. Imputata numero uno al processo contro l’ingrassamento dell’umanità e il conseguente aumento di patologie di ogni ordine e grado, la dieta occidentale ha davvero pochi sostenitori sulla faccia del pianeta.

”La dieta occidentale fa male al cuore”. Così recitava un articolo apparso nel 2008 sul sito web della britannica BBC a seguito della pubblicazione di un imponente studio che ha coinvolto oltre 50 Paesi del mondo, a caccia di prove per stabilire la connessione tra malattie cardiovascolari e scelte alimentari.

Sotto la lente degli scienziati sono finiti tre tipi di dieta:

  • La dieta occidentale, indulgente con ogni tipo di fritto, snack, uova e carne;
  • quella orientale, costituita da cibi largamente consumati in Oriente (come tofu, soia e un’infinità di altre salsine) ma che ormai si sono lasciati alle spalle i confini nazionali, conquistando le cucine di tutto il mondo;
  • e infine la Prudent diet, stretta parente della dieta Mediterranea, ricca di frutta, verdura, cereali e poca carne.

Quest’ultima, come la dieta mediterranea, è stata quella che garantiva una protezione maggiore contro l’infarto del cuore (Ref. bibl. 1; Figura 1). Ma questo è solo uno dei tanti studi a sostegno dei benefici di questo tipo di alimentazione.

Resta da capire quanto sia valido stabilire a priori cosa sia giusto mangiare e cosa invece vada evitato. Ecco perché la scienza ha messo a punto diversi modi per capire come misurare gli effetti dei cibi sulla nostra salute.


Figura 1. Una maggiore adesione alla Prudent diet (simile a quella mediterranea) riduce il rischio di infarto acuto del miocardio (elaborazione grafica di dati riportati nella referenza 1).prudent_diet

Un approccio innovativo è stato quello adottato da un gruppo italiano, operante in Molise, che facendo ricorso ad una sofisticata tecnica statistica, ha potuto identificare nella popolazione tre diversi modi principali di mangiare (Ref. bibl.2). In questo modo non si parte dal concetto aprioristico che esistono alimenti “buoni” e “cattivi”, ma si osserva come realmente mangiano le persone, e com’è la loro salute.

A partire dai singoli alimenti consumati, i ricercatori hanno constatato come i cibi si raggruppano tra loro, come cioè le persone tendono a mettere assieme gli alimenti della loro dieta.

Sono stati identificati tre stili alimentari ben definiti, tre menù principali.

Il primo è stato definito “pranzo della Domenica”: le persone che appartengono a questo gruppo mangiano piatti piuttosto ricchi, con molte calorie ed una forte presenza di carne.

Il secondo gruppo mangia molti snack, merendine, salumi. Insomma, i tipici ingredienti di pasti veloci, consumati in fretta.

Il terzo, che è stato definito “prudente”, è uno stile alimentare di ispirazione mediterranea basato su un forte consumo di alimenti vegetali, dalle verdure alla frutta, con l’uso regolare di olio extravergine d’oliva.

I tre modelli alimentari sono stati poi messi in relazione con alcuni noti fattori di rischio cardiovascolare. Nel gruppo del “pranzo della domenica” ed in quello degli “snack” la situazione non era affatto incoraggiante. Queste persone, infatti, presentano valori ematici (colesterolo, trigliceridi, proteina C reattiva) che indicano una più alta probabilità di malattia nel futuro. Decisamente meglio vanno gli appartenenti allo stile “prudente”, nei quali i valori riscontrati mostrano una maggiore protezione verso l’infarto e le altre malattie cardiovascolari.

Un alto consumo di vegetali, con una riduzione di carne e di cibi preconfezionati, si presenta quindi ancora una volta come lo stile alimentare più adatto per garantirsi un futuro sano.


 

Referenze bibliografiche

  • Iqbal R. et al, Dietary patterns and the risk of acute myocardial infarction in 52 countries: results of the INTERHEART study , Circulation 2008; 118: 1929-1937.
  • Centritto F. et al, Dietary patterns, cardiovascular risk factors and C-reactive protein in a healthy Italian population, Nutr Metab Cardiovasc Dis. 2009; 19:697-706.