Quanto costa essere mediterranei?

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Uno degli effetti dell’ascesa stellare dei prezzi dei generi alimentari è quello sulla salute. Sì, perché quando il portafoglio langue bisogna fare delle scelte. E se frutta e verdura arrivano a costare un occhio della testa, allora arriva il momento di cambiare registro. Ed ecco che nei carrelli della spesa di mezza Italia fanno la loro comparsa prodotti alternativi a quelli propriamente salutari. Cibi low cost, veloci da mettere in tavola e poco importa se non si garantisce la giusta varietà. Sono queste le direttrici moderne dell’alimentazione ai tempi della crisi (Figura 1). Dove non è solo il denaro che manca, ma anche il tempo necessario a curare la propria alimentazione (Ref. bibl. 1).

Una delle prime vittime di un sistema socio-economico che cola a picco è proprio la dieta mediterranea.

Ebbene, questo patrimonio indiscusso, che l’Unesco ha inserito recentemente tra i beni immateriali dell’umanità, rischia seriamente l’estinzione, semplicemente perché sta diventando un lusso che non tutti possono permettersi. Alla base della piramide alimentare mediterranea c’è proprio ciò che possiamo consumare senza particolari restrizioni. Ma paradossalmente, si tratta dei cibi che oggi più rischiano grosso. Frutta fresca, verdura, ortaggi, olio d’oliva e pesce fresco sono i primi a cadere sotto la scure spietata dei prezzi che costringono, se non ad un abbandono totale, di certo a un razionamento.


Figura 2. Adesione alla dieta mediterranea nella popolazione dello studio Moli-sani prima e dopo l’inizio della crisi economica. L’adesione a questo modello alimentare è scesa notevolmente a partire dal 2007 (Elaborazione grafica di dati riportati nella referenza 4)adesione_crisi


 

Figura 3. Associazione tra adesione alla dieta mediterranea e livelli di ricchezza prima (periodo 2005-2006) e dopo l’inizio della crisi economica (2007-2010). A partire dall’anno 2007, la ricchezza materiale (intesa come reddito famigliare, proprietà della casa e numero di componenti del nucleo famigliare) assume un ruolo determinante nelle scelte alimentari (Elaborazione grafica di dati riportati nella referenza 4)

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Gli studi scientifici lo dicono da tempo: chi appartiene a uno stato sociale ed economico più basso tende a preferire uno stile alimentare molto più simile a quello occidentale, che abbiamo ereditato dai costumi d’oltreoceano, a scapito della tradizione mediterranea che invece è esattamente l’opposto (Ref. bibl. 2). In buona sostanza, chi ha più soldi mangia meglio e gli effetti sulla salute sono lampanti, a cominciare dal peso, che è notevolmente più basso nelle persone che non si sono distaccate dai modelli alimentari più simili a quelli mediterranei (Ref. bibl. 3). Non solo. Che la crisi possa giocare un ruolo determinante nel repentino abbandono del modello mediterraneo è dimostrato ancora una volta da uno studio effettuato in Molise che di recente ha voluto stimare il rapporto intercorrente tra fattori socioeconomici e scelte alimentari (Ref. bibl. 4). Stando ai dati, a partire dal 2007 si assiste ad un declino consistente della adesione alla dieta mediterranea. Se nel biennio 2005-2006 circa il 30% della popolazione aderiva a questo modello mediterraneo, dal 2007 l’adesione precipita al 18% circa (Figura 2). Cosa è successo? Il biennio 2007-2008 è quello manifesto della crisi. Si cominciano a sentire i primi effetti, i media ne parlano in maniera costante e con toni allarmistici. Esattamente in questo periodo le risorse materiali iniziano ad avere un peso notevole nelle scelte alimentari, cosa che invece non accadeva negli anni immediatamente precedenti, in cui invece un ruolo determinante era giocato dal grado di istruzione. In pratica, dal 2007 in poi la dieta mediterranea la seguono i più benestanti (Figura 3). Persino gli anziani, custodi di questo stile di vita centenario, iniziano a seguire meno la dieta mediterranea. Escludendo ragionevolmente un repentino quanto immotivato rovesciamento di gusti alimentari, è più probabile che il fenomeno sia imputabile al progressivo impoverimento delle pensioni, sempre più insufficienti a garantire uno stile di vita dignitoso e forse anche una corretta alimentazione. Con la crisi che galoppa, il divario alimentare e della salute tra ricchi e poveri rischia di aumentare.


Referenze bibliografiche

  1. Bonaccio M, de Gaetano G. La dieta mediterranea ai tempi della crisi. Il Pensiero scientifico editore, Roma, 2012.
  2. Darmon N. et al, Does social class predict diet quality? Am J Clin Nutr. 2008; 87: 1107-1117
  3. Schröder H. et al, High monetary costs of dietary patterns associated with lower body mass index: a population-based study. Int J Obes (Lond). 2006; 30: 1574-1579.
  4. Bonaccio M. et al, Decline of the Mediterranean diet at a time of economic crisis. Results from the Moli-sani study. Nutr Metab Cardiovasc Dis. 2014; 24: 853-860.